Mutui casa, come risolvere l’eterno dilemma tra tasso fisso e variabile
Con tassi nell’area dell’euro ai minimi storici, la prospettiva, in un futuro più o meno prossimo, è che il costo del denaro ricominci a salire.
Una possibilità avvalorata dalle tendenze al rialzo dell’Irs (Interest rate swap),il parametro di riferimento a cui vengono “agganciati” i mutui a tasso fisso, che negli ultimi tempi, dopo i recenti minimi, si è riportato all’1,36% (Irs su un finanziamento a vent’anni).
L’Euribor, invece, a cui sono parametrati i mutui a tasso variabile, viaggia in area negativa a -0,37% (Euribor a un mese).
La domanda da un milione di dollari, anzi, di euro, quindi è:
"chi dovesse indebitarsi ora con un mutuo per l’acquisto, per esempio, di una casa, dovrebbe orientarsi sul tasso fisso o sul variabile?“
Per rispondere a questa domanda è bene considerare diversi fattori.
Il primo è che il tasso fisso, calcolato come somma di spread e Irs del periodo,sta aumentando sebbene sia sempre relativamente basso.
In particolare,l'Irs a 20 anni è già aumentato di 70 punti base dai minimi di luglio, passando da 0,73 a 1,40%, il che, tradotto in cifre, significa un incremento di 40 euro al mese circa su un mutuo a tasso fisso da 100 mila euro rimborsabile in 20 anni.
L’Irs potrebbe anche aumentare ancora per via di un generale incremento dei rendimenti che, a livello mondiale, sono legati alla ripresa economica e alle politiche applicate nei diversi stati, anche extra europei.
Il riferimento è rivolto agli Stati Uniti,dove le politiche del neo presidente, Donald Trump, dovrebbero esercitare (lo stanno già facendo) pressioni al rialzo sui prezzi, facendo salire l’inflazione, e di riflesso, i tassi di interesse e i rendimenti delle obbligazioni.
Per ciò che riguarda il tasso variabile (calcolato come somma di spread bancario ed Euribor, o in alcuni rari casi anche tasso della Bce), va considerato che l’Euribor è negativo dal 2015 e ancora in lieve calo, ma, soprattutto, che con ogni probabilità resterà negativo per tutto il 2017 e l’inizio del 2018, ipotesi ancora più realistica se il Quantitative easing della Bce (il programma mensile di acquisto di titoli per rilanciare l’economia dell’area dell’euro,ndr) verrà rinnovato.
Dal nostro osservatorio sembra evidente che per mutui di breve durata sia più interessante la scelta sui tassi variabili perché più convenienti per i tassi più bassi, ma per scelte di lungo periodo o per surroghe da tassi variabili, sia più conveniente il tasso fisso, (ai minimi storici) che offre l’innegabile vantaggio di definire fin da subito quanto si spenderà per gli interessi senza divenire ostaggio delle fluttuazioni dell’Euribor, e sopratutto ponendosi al riparo dal certo aumento dei tassi nei prossimi anni.