Il “Social Lending” è un sistema di prestiti tra privati che funziona come una comunità. Attraverso piattaforme online, si incontrano persone che necessitano di un prestito e coloro che sono disposti a prestare loro del denaro. I vantaggi sono immediati: tassi più bassi rispetto alla norma per chi riceve il denaro, grazie ai bassi costi di intermediazione, e interessi più alti per chi offre un prestito rispetto alle alternative presenti sul mercato. A fare da garante vi sono le società proprietarie delle piattaforme.
SOCIAL LENDING: UNA STORIA DI SUCCESSO
L’idea del social lending nasce in Gran Bretagna nel 2005 quando viene lanciato il primo intermediario, Zopa, che conia l’espressione “P2P lending” (Peer-to-Peer lending, in italiano tradotto comunemente come prestito tra privati). Durante la crisi scoppiata nel 2008-2009 si afferma come un modello finanziario in grado di rispondere al calo dei prestiti delle banche che, a corto di liquidità, bloccano i finanziamenti. Sette anni dopo, nel 2012, si tocca il traguardo di 1 miliardo di dollari “prestati tra privati”.
Oggi sono 40 le piattaforme di questo tipo attive in tutto il mondo, Italia compresa. I loro nomi? Prestiamoci, Soisy, Younited Credit e Smartika, dedicati soprattutto ai privati. Ci sono anche piattaforme per il social lending tra imprese come Lendix e BorsadelCredito.it. Le regioni in cui ha attecchito di più? Lombardia ed Emilia Romagna, ma anche Lazio, Piemonte, Veneto e Toscana.
COME FUNZIONA DAVVERO
Il settore è stato regolamentato dalla Banca d’Italia nel novembre 2016 con le nuove Disposizioni in materia di raccolta del risparmio da parte dei soggetti diversi dalle banche. Le norme sul cosiddetto lending-based crowdfunding sono in vigore dal 1° gennaio 2017.
Ma come funziona il social lending?
- Chi presta denaro fa la propria offerta, scegliendo un importo da mettere a disposizione, la durata del prestito e il tasso che si vorrebbe ricevere. Il ricavo sarà ovviamente proporzionale al livello di rischio che si sceglie di accettare. Per prassi, chi presta non può superare il tetto dei 50 mila euro.
- Chi chiede un prestito presenta i suoi dati alla piattaforma e, in base ai dati presenti nelle centrali rischi, riceve una classe di merito (rating).
- A questo punto, il servizio elabora un prodotto combinando le offerte di più prestatori.
- Se il richiedente accetta la rateizzazione e il tasso proposto dalla piattaforma, che è fisso per tutta la durata del prestito, firma il contratto ed entro tre giorni viene erogato il denaro a chi ne ha fatto richiesta.
- È sempre possibile acquistare una copertura assicurativa per proteggere il prestito.
- Il prestito viene rimborsato attraverso rate mensili. Di solito sono previsti servizi di garanzia per i prestatori a copertura di eventuali mancati pagamenti.
CONVIENE A TUTTI
Velocità e nessuna intermediazione da parte dei canali ufficiali: ecco perché il social lending conviene a tutti. E i risultati si vedono.
Il grafico mostra la crescita degli scambi di denaro: dai poco più di 40 milioni di maggio 2016, oggi sono in prestito quasi 150 milioni di euro (dati aggiornati a maggio 2017). Si è anche bilanciato il rapporto tra i prestiti personali (68,4 milioni) e i prestiti alle imprese che sono diventati addirittura prevalenti con 78,1 milioni. Le piattaforme operano con sistemi online e altamente automatizzati che riducono al minimo le commissioni per il lavoro svolto dall’intermediario. Inoltre, il P2P lending permette di ottenere tassi molto bassi: si parla di Tan a partire dal 3,90% e Taeg dal 5,40%. Il sistema è altrettanto conveniente per chi presta denaro. I rendimenti lordi vanno tra il 4% e il 6,5% in base al profilo di rischio dei soggetti contro il 2% massimo dei conti deposito e i tassi praticamente azzerati dei titoli di Stato*.
Il lending-based crowdfunding, altra definizione utilizzata nei documenti ufficiali dalla Banca d’Italia, ha tutte le carte in regola e «le potenzialità per stimolare gli intermediari tradizionali a rivedere i propri modelli di business».