Social bond, green bond e non solo: sono innumerevoli ormai gli strumenti finanziari che permettono di sostenere cause ambientali e sociali.
Chi ha detto che la finanza, l’ambiente e i diritti delle persone debbano correre su binari paralleli? Ormai esistono innumerevoli strumenti per finanziare lo sviluppo sostenibile. Delle peculiarità e delle prospettive delle obbligazioni, ad esempio, si è parlato il 9 novembre al Fintech District di Milano, in occasione della conferenza “Finanza sostenibile e social bond: lo stato dei lavori in Italia”.
Social bond, social impact bond e charity bond
Il vocabolario non è semplicissimo e può trarre in inganno anche gli esperti. Per questo, è bene dedicare un po’ di spazio alle definizioni.
Un bond, o obbligazione, è un titolo di debito emesso da una società o da un ente pubblico per raccogliere liquidità. A una determinata scadenza, l’acquirente ha diritto a riavere indietro il valore nominale dell’obbligazione, più una cedola (o coupon), vale a dire una quota di interesse che gli viene pagata periodicamente.
Le obbligazioni tematiche tecnicamente funzionano come tutte le altre, ma vincolano l’emittente a usare la liquidità raccolta per progetti specifici. Nel caso dei green bond, questi progetti sono per la tutela dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici; con i social bond sono iniziative di interesse sociale; i sustainability bond, infine, servono a finanziare progetti sia sociali sia ambientali. Le obbligazioni tematiche possono essere labelled, cioè avere un’etichetta ufficiale, oppure unlabelled (spesso infatti le etichette comportano vincoli che possono scoraggiare gli investitori).
I social impact bond, invece, sono obbligazioni con cui il settore pubblico raccoglie investimenti privati per pagare chi gli fornisce servizi di welfare. In questo caso cambia il metodo per remunerare gli investitori, che viene definito pay for success: si stabilisce un certo risultato sociale e, se questo viene raggiunto, l’acquirente riceve il suo premio. L’amministrazione si trova nelle condizioni di pagarlo perché ha risolto un problema sociale, svincolandosi dai costi che esso comporta; l’investitore, da parte sua, si accolla un maggiore rischio ma anche la possibilità di un rendimento più alto. In Italia questi strumenti finanziari ancora non esistono, ma la Fondazione Sviluppo e Crescita Crt sta studiando una loro possibile applicazione per la casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino.
I charity bond infine sono un’emissione obbligazionaria standard, che però paga una cedola più bassa perché la quota restante viene devoluta a una ong.Spostandoci in Sudamerica, troviamo il Fondo Mivivienda, che si è dato la missione di garantire il diritto al tetto anche alle fasce più deboli della popolazione, facendo da ponte tra lo Stato, le istituzioni finanziarie e il settore immobiliare. Una delle strade che ha scelto è un social housing bond, garantito dal governo peruviano.
In Europa in questi ultimi anni si stanno diffondendo i cosiddetti Sme bonds, obbligazioni che raccolgono liquidità per finanziare le piccole e medie imprese. Una boccata d’ossigeno dopo la crisi finanziaria che ha costretto le banche a chiudere sempre di più i cordoni della borsa.