Come ridurre la CO2?
Nuove tecnologie per un futuro migliore

Aspirare anidride carbonica dall'aria per farne carburante sintetico potrebbe sembrare una soluzione di geoingegneria estrema per tamponare il problema del riscaldamento globale, almeno per ciò che riguarda la questione dei combustibili fossili. In realtà questo procedimento, interessante dal punto di vista ambientale (anche se il bilancio della CO2 equivalente resta negativo), potrebbe adesso essere interessante anche dal punto di vista economico: i costi per l'estrazione di CO2 dall'atmosfera sarebbero infatti sei volte inferiori rispetto alle stime.
 

Lo afferma un team di ricercatori che ha calcolato l'efficienza di un impianto pilota basandosi su cifre e costi effettivi e non su semplici proiezioni: lo studio è stato pubblicato sulla rivista Joule.


CO2 in atmosfera: mai così alta in 800 mila anni

Usiamo quella che c'è già. Da tempo i climatologi avvertono che se vogliamo provare a fermarci sotto l'asticella dei +2 °C di aumento della temperatura media globale, rispetto ai livelli preindustriali, occorre ridurre quasi a zero l'uso dei combustibili fossili entro metà secolo: un obiettivo che allo stato attuale sembra veramente lontano.

 

Una sorta di compensazione può però venire per l'appunto da tecniche che comportino una sostanziale parità delle emissioni, o comunque emissioni ridotte se consideriamo l'intero ciclo vitale di un processo (lifecycle), catturando, sequestrando e riutilizzando vantaggiosamente parte dell'anidride carbonica già in atmosfera.

 

In questa direzione, una delle tecniche più promettenti è la DAC (Direct Air Capture). In sintesi, il sistema usa grandi batterie di ventole aspiranti per risucchiare aria: ulteriori passaggi permettono infine di separare la CO2 (cattura) e di stabilizzarla con una soluzione alcalina. Il liquido può essere pressurizzato e iniettato nel sottosuolo, dove viene stoccato (questa fase è appunto detta di sequestro o stoccaggio): al di là del metodo usato, il processo è detto Carbon Capture and Storage (CCS).

 

La DAC prevede la trasformazione del prodotto stoccato in un combustibile: un carburante fossile sintetico che, bruciato, non produrrà nuove emissioni in atmosfera, perché sono quelle vecchie, che verrebbero a questo punto riemesse e poi nuovamente riciclate.

 
Si ottengono così combustibili fossili neutrali, in termini di CO2. Gli scienziati hanno deciso di rendere pubblici dati e procedure, nonostante il rischio industriale, per stimolare il dibattito e nuove soluzioni. Dichiarano inoltre che già nel 2021 si potrebbe avere un impianto capace di produrre 200 barili di combustibile riciclato al giorno. L'ideale per quelle realtà, come la California, che incentivano anche economicamente l'utilizzo di carburanti a basso impatto ambientale. 
 
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